venerdì 22 ottobre 2010

Recensione di Contemporary Jewish Writers in Italy: a Generational Approach

 Cari lettori, ho finalmente scritto la mia recensione per il giornale Annali d'Italianistica sul Contemporary Jewish Writers in Italy: a Generational Approach (a cura di Raniero Speelman, Monica Jansen e Silvia Gaiga, Italianistica Ultraiectina 2, Utrecht: Igitur Utrecht Publishing & Archiving Services, 2007) che verrà pubblicata nel 2011!
 
Fra i molti interessantissimi saggi del volume, ispirato da un convegno sulla letteratura italiana ebraica (ICOJIL) tenutosi a Utrecht nel 2006, ce ne sono due sulla Morante che riassumo qui (ma non nella recensione la cui lunghezza è limitata a 1000 parole): 
  • Gandolfo Cascio: "L’estetica dell’ebreo e del cristiano nei racconti de Lo scialle andaluso di Elsa Morante." Ho goduto l'opportunità di stare alla Biblioteca nazionale centrale di Roma per esaminare le carte di Elsa Morante nel 2007, in particolare le bozze de Lo scialle andaluso; la critica sulle opere morantiane più "giovanili" rimane ancora scarsa e perciò mi rallegra proprio l'attenzione che Cascio presta al Lo scialle andaluso (pubblicato il 1963). Cascio ci propone due archetipi: "quello apollineo e solare" e "quello saturnino, o lunare", identificando il primo come il modello vincente e quest'ultimo come "paradigma della sconfitta," vivendo "di luce riflessa." (Il legame con L'isola di Arturo, anche frutto di quel periodo, si mostra palesemente, come infatti nota Cascio.) Proseguendo la dialettica di questi due archetipi, o della luce e dell'ombra, Cascio mette in correlazione i tratti dei personaggi con le estetiche che vede come "ebrea" (il pallore, la bianchezza "lunare o di malattia", capelli neri, occhi chiari) o "cristiana" (la biondezza, gli occhi blu, l'angelologia morantiana). Conclude il nostro che tutti questi dettagli ripetuti trasmettono una valenza "di valore morale," o la funzione narratologica del personaggio.
  • Ada Neiger: "Da Elsa Morante a Elena Loewenthal. Breve viaggio nell’ebraitudine." Neiger ci individua le scrittrici italiane, cominciando con la Morante, che potrebbero essere considerate "ebree", una genealogia inquieta, che sempre torna ad interrogarsi. E la Morante stessa? Secondo Neiger, il suo "profilo ebraico" risulta "sbiadito" ma ciò nonostante insiste che la Morante riesce a creare "memorabili personaggi ebraici," e qui Neiger sottolinea La Storia "con il suo nitido affresco del ghetto romano" e i personaggi di Davide Segre, Ida e Useppe. Poi Neiger arriva alla folta scrittura ebraica femminile sull'Olocausto: sull'elenco di autrici del Lager figurano Elisa Springer, Helena Janeczek, e le più solite Edith Bruck, Liana Millu e Giuliana Tedeschi. Il percorso finisce con Elena Loewenthal e Clara Sereni, le due autrici le cui opere offrono nelle parole di Neiger "la loro neshuma (anima) ebrea" e che vede come "le nostre più autentiche scrittrici" forse perchè la questione dell'ebraitudine in loro non è così aperta--non ce ne spiega bene Neiger, il cui saggio serve meglio come un'introduzione breve alle scrittrici ebree più conosciute che un'analisi profonda. 
Il prossimo convegno ICOJIL avrà luogo all'Istituto Culturale Ebraico del Trentino (ICET) “Zygmunt Bauman” a Trento dal 28 al 29 gennaio 2011 con il tema "Riflessi dell’antise­mi­ti­smo nella lette­ratura ebraica moderna". Io spero di andarci!

lunedì 11 ottobre 2010

Aracoeli: The Power of Disturbance

Il poster del convegno del 2008 sull'Aracoeli
Due anni fa, in aprile 2008 a Berlino l'istituto ICI Kulturlabor Berlin ha ospitato un convegno sull'ultimo romanzo morantiano, Aracoeli, un libro spesso visto dai critici come pessimistica e difficile, una visione disperata che smaltisce i romanzi precendenti. Con questa lettura del romanzo, io non vado d'accordo completamente; Aracoeli ci presenta un mondo cupo, intimo, però direi non ciecamente pessimistica (benché il protagonista sia colpito da una specie di cecità). Ho scritto nella mia tesi dottorale che Aracoeli è un Vergangenheitsbewältigung all'italiana, una "novela del dictador" non latinoamericana sino italiana; che per Morante Aracoeli rappresenta l'ultimo suo tentativo di rifare il genere del romanzo.
Purtroppo non sono riuscita ad andare al convegno; scrivevo la tesi a New York in quei giorni e solo ho saputo del convegno qualche giorno prima dell'11 aprile, la data iniziale.

Nuovo libro sull'Aracoeli
Adesso sono lieta di annunciarvi che ho comprato una copia della raccolta dei saggi del convegno, The Power of Disturbance: Elsa Morante's Aracoeli, curata da Manuele Gragnolati, Reader in Italian Literature all' University of Oxford, e Sara Fortuna, dell'Università Guglielmo Marconi a Roma, pubblicata nel 2009 (ISBN-13: 9781906540500). Proverò a scrivere una recensione fra qualche settimana; non ne ho trovata nessuna sulla rete. Ci arrivo--aspettate! 

venerdì 8 ottobre 2010

"Ebrei" nascosti: Moravia e Morante a Fondi, settembre 1943-maggio 1944

Oggi scrivo brevemente solo per indicarvi due saggi interessantissimi di Emanuele Sepe sul soggiorno forzato di Alberto Moravia ed Elsa Morante a Fondi nella provincia di Latina dall'inizio di settembre '43 al maggio 1944. 

I nostri si sono dati alla fuga dopo l'8 settembre 1943, paventando le retate dei tedeschi (tutt' e due erano di origini ebraiche); però dovuto ad un'interruzione nella linea del treno, non potevano andare a Napoli, ed invece sono rimasti a Fondi. Il loro nascondiglio era una stanza in una casa contadina; i nove mesi passati lì hanno ispirato La ciociara di Moravia; e ne La Storia di Morante appaiono dei personaggi dagli stessi cognomi come i loro ospiti--i Mosillo e i Marrocco.

La ciociara con Sophia Loren (grazie a Margaret Herrick Library).

Il primo saggio di Sepe, "Una specie di porcile con un'anima: La Morante e Moravia a Fondi," racconta come la coppia è arrivata in quel paese montagnosa e povera e come erano accolti.

Nel saggio seguente, "Testimonianze: il ricordo dei Mosillo, Morante e Moravia a Fondi", Sepe descrive i rapporti amichevoli tra i due scrittori e i loro ospiti, riportando i ricordi di Isabella Savona, vedova di Mario Mosillo, e il professore Augusto Mosillo.

Trovo molto interessante questa mancanza di paura-- secondo gli interlocutori di Sepe, né Morante né Moravia temeva molto che qualcuno a Fondi potesse scoprire le loro origini ebraiche, perché i contadini ignoravano chi erano. Invece a Roma c'erano il pericolo nazista da cui hanno fuggito; un pericolo realizzato il 16 ottobre 1943.

La questione dell'identità ebraica di Morante mi interessa molto, precisamente perchè non è chiara o fissa (mettendo da parte, certo, le dichiarazioni razziali dei fascisti e dei nazisti che pretendono di chiarificare la questione!) C'è La Storia, ci sono le parabole di Aracoeli (che secondo Sergio Parussa  sono tracce cabalistiche; veda "The Womb of Dreams: Cabbalistic Themes and Images in Elsa Morante’s Aracoeli" nel Festschrift The Power of Disturbance: Elsa Morante's Aracoeli), c'è il racconto “Il ladro dei lumi” del 1935... comunque, della questione dell'ebraismo nella letteratura e nelle opere morantiane ne parlerò in un altro blog post!
 


venerdì 1 ottobre 2010

Il rapporto Moravia/Morante: gli anni 40 (parte seconda)

Ancora sul rapporto Moravia/Morante: stavolta torno a William Weaver, traduttore eminente, che nell'introduzione al suo Open City: Seven Writers in Postwar Rome ricorda l'ambito intellettuale romano del dopoguerra, per creare una seconda intervista "virtuale."
(Silone, Ignazio, William Weaver, and Kristina Olson. Open City: Seven Writers in Postwar Rome. South Royalton, Vermont: Steerforth Press, 1999. Kristina e io eravamo studentesse alla Columbia University insieme.)

Weaver passò l'inverno del 1947-1948 in una pensione vicino all'appartamento di Alberto Moravia ed Elsa Morante; nel 1949 si sono traslocati da Via Sgambati dove Elsa scrisse Menzogna e sortilegio in Via dell'Oca, una piccola strada che lega la Piazza del Popolo al Tevere. (E Moravia anche acquistò per Elsa uno studio in via Archimede 161 ai Parioli.)


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Ricorda Weaver: "Though they had been married for over five years (and had been together for some time before the marriage), Alberto and Elsa had never had a proper house of their own. Now thanks to Alberto's foreign royalties and the film work he continued to do, they were able to fit out the house [Via dell'Oca 27] comfortably, with many sofas and easy chairs in white or cream slipcovers, with paintings on the walls (at this time largely by Moravia's sister Adriana Pincherle, later by Elsa's tragic infatuation Bill Morrow), and with a varying number of Siamese cats, long ruled over by the imperious Gatto Tit. For Elsa, who had grown up in grimly respectable poverty, the Via dell'Oca house represented luxury; and, to crown this elegance, she engaged a cook. Thus — probably for the first time in her life — she gave dinner parties."

Non mi sorprende che Weaver sappia anche il nome del suo gatto, fatto che potrebbe sembrare estraneo o dimenticabile; come ho già scritto qui, a Morante piacevano moltissimo i gatti e non avrei dubitato che tutti i suoi amici avessero saputo i nomi dei i suoi gatti preferiti. E il nome "Tit" mi colpisce anche perchè nel suo Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina c'è un personaggio chiamato Tit, amico-eroe della protagonista Caterì. Adesso sembra d'esser un nome preso da un gatto reale!

E Weaver confirma che, come nell'intervista con Enzo Siciliano, Moravia parlava della ex-moglie sempre in modo gentile; e Weaver ci offre un ritratto onesto della Morante come tumultuosa e difficile:

"Speaking of Elsa once, some time after her death, Moravia — who continued to refer to her with affection and understanding long after their separation— said, 'Elsa was profoundly ingiusta.' 'Unfair' is too mild a translation, and 'unjust' sounds too juridical. What Moravia meant, I think, was 'Elsa liked to deal low blows.' And I have to agree with him. She could also be impulsive, and the blows could hit the innocent. To make matters worse, Elsa — at least, in certain frequent moods — loved to quarrel, and to cast blame, almost always on Alberto."

A questo ritratto della coppia Weaver aggiunge che Morante aveva un altro aspetto più dolce, più innocente: "There was this childish side of Elsa, rarely allowed to shine forth, yet irresistible when given free rein. The child-Elsa could also be naughty; and like other naughty children, she liked to cause discomfiture..."

A me piace di più questo ricordo di Weaver, che descrive benissimo non solo Morante stessa ma anche la sua passione per Menzogna e sortilegio, il suo primo romanzo.


"When I first met Elsa I knew her simply as Moravia's wife (fortunately she was unaware of this ignorance). Someone did tell me then, I believe, that she was herself a writer. But I hadn't read a word of hers. Then, during that first year in Rome, her great, vast first novel appeared: Menzogna e sortilegio (much later it came out in a heavily-cut English version, unhappily entitled House of Liars). I bought the thick Einaudi volume, but — as my Italian was still a work in progress — I set it aside, waiting until I could summon the nerve to tackle those densely printed pages. Still, since it was much discussed at the Moravia dinner table, I felt it might be a good idea to let her know that I at least owned a copy. So one night I took it along to dinner and asked her to sign it for me. To be on the safe side — I knew her diabolical instinct for vulnerable spots — I confessed at once that I hadn't yet read it.
And I braced myself for her ire. Of course, Elsa surprised me.
"Oh, how I envy you!" she said with immediate, genuine enthusiasm. "How I wish I could read my book with a fresh mind! What a wonderful experience you have in store for you! You're really lucky!" Her love for her book was, in its way, also childish, innocent, pure and complete. Later, as I gradually learned the story of how that book was written, and how she risked her life to rescue the manuscript from Nazi-occupied Rome, I better understood the way Menzogna e sortilegio was her beloved first-born. True, she loved her other books possessively, too (creating problems for her translator, as I was to discover when she chose me to turn La storia into English); but Menzogna e sortilegio occupied a unique place in her life, and today, if I pick it up and leaf through it, I feel her passion — and sense of ownership — in its pages."